mercoledì, gennaio 31, 2007

first we take Manhattan

glad to be. in progress

Ed ecco i risultati di un sondaggio tra rabbini, hazanim, consiglieri nelle sinagoghe e altre figure pubbliche del movimento Masorti. Più del 60% sono a favore dell'ordinazione di rabbini gay o lesbiche. Il tipico supporter dei diritti dei gay è una giovane donna americana che va orgogliosa del principio della trasmissione matrilineare di status ebraico - cui i Masorti in Europa non hanno intenzione di rinunciare. A proposito: qualcuno avvisi i frammenti della fu-più grande congregazione italiana, che qualora diventassero conservative metà dei soci dovrebbero ... convertirsi all'Ebraismo (vabbé, non sono rimasti poi in tanti...).
Che è a dire che la possibilità di rabbino gay Masorti mette a disagio gli uomini di età superiore ai 25 anni e residenti fuori dagli USA. Per esempio, in Israele. Einat Ramon, la prima israeliana a diventare rabbina è convinta che l'omosessualità è una scelta, che la "famiglia tradizionale" sia in pericolo e che i gay hanno distrutto il movimento ricostruzionista. Come direttrice del seminario rabbinico Masorti in Israele, non permetterà mai e poi mai che un gay possa diventare rabbino. David Golinkin, altro autorevole israeliano Masorti ha dichiarato che ci sono certe sofferenze che la Halakhà non consente di alleviare.Nei prossimi giorni si dovrebbe sapere in quali scuole Masorti sono ammessi studenti gay. Ho l'impressione che non sarà più obbligatorio per gli studenti rabbini passare un anno in Israele. Ma alcuni potrebbero chiederlo...
Tutto questo mentre la Suprema Corte ha obbligato lo Stato di Israele a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Giusto per capire dove va il popolo ebraico.


martedì, gennaio 30, 2007

Bellow, Singer, Malamud, Ozick, eccetera

Il blog di Commentary, rivista ebraica newyorkese, mette gratis a disposizione ogni settimana grandi pezzi di letteratura ebraica. Nella sezione Weekend reading .
Ho trovato la notizia su Camillo, il blog di Christian Rocca, giornalista de Il Foglio. A proposito di destra, sinistra, ebrei, neocon ecc. ecc.

lunedì, gennaio 29, 2007

campo della...?

Questo appello è interessante, anche se contiene alcuni passaggi poco comprensibili. Per esempio: come si fa ad essere sicuri che non vi sia alcun "rapporto effettivo" tra le minacce del presidente iraniano Ahmadinejad, e le "possibilità reali del loro avverarsi"?
In ogni caso, non credo che lo firmerò, anche se contiene molti punti condivisibili, p. es. la necessità del pluralismo. Il problema in cui si dibatte la sinistra ebraica italiana è appunto l'accezione in cui intendere questo valore fondamentale della tradizione ebraica. Allo stato attuale delle cose non c'è spazio per noi ebrei progressivi all'interno delle strutture "concordatarie" (cioè: l'UCEI e le Comunità) che regolano la vita dell'ebraismo italiano, sulla base di un concordato di epoca fascista che ha ben poco di pluralista.
Di fronte a queste elementare battaglia, la sinistra ebraica italiana è sempre stata sorda. Questo significa, per noi progressivi, impossibilità di accedere alle fonti di finanziamento cui accedono gli ortodossi e una serie di problemi di natura "pratica" (case di riposo, cimiteri...) che affliggono, oltre a noi, anche coloro che hanno contratto un matrimonio "misto". Paradossalmente a Milano abbiamo ricevuto più attenzione dalla "destra", opportunisticamente interessata alla libertà individuale, che dalla "sinistra" - la quale mostra un disperato bisogno di ortodossia e una soprendente ignoranza di cosa si muove in Israele, adesso, proprio a proposito di pluralismo e diritti di cittadinanza.
In questo appello "pluralismo e pensiero critico" significano solo una cosa: solidarietà a Massimo D'Alema, dopo il boicottaggio (con tanto di sit-in) proclamato nella Comunità ebraica di Roma in una occasione in cui il Ministro ha dato poco elegantemente forfait.
In breve, una questione in cui non mi interessa entrare.


Courtesy of Israelshop

domenica, gennaio 28, 2007

ah vabbé

sono italiano

Your Inner European is Italian!

Passionate and colorful.
You show the world what culture really is.
Who's Your Inner European?




e, cacchio, sto bene a Milano. Come è che non me ne sono mai accorto ?

You Belong in Milan

Stylish and sophisticated, you want to enjoy a truly European life - away from tourists!
Milan fits you perfectly. Great shopping, high quality food, lots of culture... with very little hype.

sabato, gennaio 27, 2007

b. a. A. dayan emet

è mancato Emanuele Luzzati z.l.


giovedì, gennaio 25, 2007

pretty fly for a rabbi



Vern zol fun dir a blintsa
(How ya doin', Bernie?) Oy vey, oy vey!
And all the goyim say I'm pretty fly for a rabbi
Meccha leccha hi, meccha hiney hiney ho
Our temple's had a fair share of rabbis in the past
But most of 'em were nudniks and none of 'em would last
But our new guy's real kosher, I think he'll do the trick
I tell ya, he's to die for - he really knows his shtick
So how's by you? Have you seen this Jew?
Reads the Torah, does his own accounting too
Working' like a dog at the synagogue
He's there all day, he's there all day
Just say "Vay is mir!" and he'll kick into gear
He'll bring you lots of cheer and maybe bagels with some shmeer
Just grab your yarmulka and
Hey! Hey! Do that Hebrew thing!
(How ya doin', Bernie?) Oy vey, oy vey!
And all the goyim say I'm pretty fly for a rabbi
He shops at discount stores, not just any will suffice
He has to find a bargain 'cause he won't pay retail price
He never acts meshugga and he's hardly a schlemiel
But if you wanna haggle, oy, he'll make you such a deal!
People used to scoff, now they say "Mazel tov!"
He's such a macher 'cause he worked his tuchis off
Yeah, he keeps his cool and teaches shul
What's not to like? What's not to like?
Oh High Holy Days, you know he prays and prays
And he never eats pastrami on white break with mayonnaise
Put on your yarmulka and
Hey! Hey! Do that Hebrew thing!
When he's doing a Bar Mitzvah, now that you shouldn't miss
He'll always shlep on down for a wedding or a briss
They say he's got a lot of chutzpah, he's really quite hhhhhip
The parnets pay the moyl and he gets to keep the tip!
(How ya doin', Bernie?) Oy vey, oy vey!
Meccha leccha hi, meccha meccha cholly ho
He's doin' well, I gotta kvell
The yentas love him, even shicksas think he's swell
Show up at his home, he says, "Shalom!"
And "Have some cake-You want some cake?"
Yeah he calls the shots, we really love him lots
Oy gevalt, I'm so ferklempt that I could plotz!
So grab your yarmulka
The one you got for Chanukah
Let's put on our yarmulkas and
Hey! Hey! Do that Hebrew thing !

Un avviso per i lettori goim: questa non è satira, è sociologia.

si fa ma non si dice



e soprattutto non se ne parla. Di religioni non cattoliche, voglio dire.

si stava esagerando

Il Consiglio dei Ministri del Governo Bonomi discusse il 4 aprile 1945 le disposizioni per la reintegrazione dei cittadini colpiti dai provvedimenti razziali. Discutendo il caso di una azienda i cui proprietari erano ebrei e chiedevano di ritornarne in possesso, Antonio Pesenti, ministro delle finanze, sbottò: "ormai si sta esagerando con i provvedimenti a favore degli ebrei" (verbali del Consiglio dei Ministri, IV Governo Bonomi, 12-dicembre 1944-21 giugno 1945, Roma 1995, p. 530). Ripeto, siamo nell'aprile 1945.
Contrariamente ad alcuni amici (e conoscenti) incontrati su Usenet, a me corre un certo brivido lungo la schiena quando leggo che un ministro italiano nel 1945 ritiene che si stia "esagerando con le previdenze a favore degli ebrei". Pure se questo ministro è comunista e, per questo, sicuramente antifascista - secondo Paolo Spriano, il nome di Pesenti "noto a tutto l'antifascismo italiano come uno dei più simbolici" (P. S., Storia del Partito comunista italiano, vol. 7, Einaudi, Torino, 1975, pag. 149).
Ma ciò che raggela di più il silenzio in proposito di chi ritiene che a parlare di queste pagine poco gloriose della sinistra ci si "auto-umilia". Nientemeno.

Buchenwald, 24 aprile 1945

Dimenticavo: buona giornata della memoria a tutti.

mercoledì, gennaio 24, 2007

dicono di noi - bis


"Con dolorosa meraviglia a me è accaduto di notare di recente in uomini di molta levatura di un popolo atrocemente perseguitato e a cui favore e protezione si è schierata tutta la maggiore e migliore parte degli altri popoli della terra, non già solo la riluttanzaa vincere il loro millenario separatismo, stimolo alle deplorevoli persecuzioni, ma il proposito di rinsaldarlo, rinsaldando l'idea messianica, e contrapponendosi a tutti gli altri popoli: proposito al quale si accompagna una sorta di sentimento tragico, come di popolo destinato a fare olocausto di sé stesso".
Sembrano i deliri contro la lobby neocon e il perverso impiego della Kabbalah in politica ad opera dei malvagi allievi del tenebroso Leo Strauss. Invece è Benedetto Croce (in Nuove pagine sparse, Bari 1966, pp. 345-346) che scrive a proposito del sionismo.
Da cui apprendiamo fino a che livello l'intolleranza verso gli ebrei sia (stata) pervasiva nella cultura italiana, fino ai suoi massimi - e antifascisti- esponenti. Possiamo chiamarlo antisemitismo ?
E buona giornata della memoria a tutti.

martedì, gennaio 23, 2007

these are the days of miracle and wonder

Paul Simon - The boy in the bubble - 1986

mercoledì, gennaio 17, 2007

parliamo di sesso

In Pastorale americana, bellissimo romanzo di Philip Roth, il protagonista ebreo deve sposare una ragazza irlandese. Viene il momento in cui bisogna incontrare i genitori. Così Mary Dawn Dwyer si trova a essere interrogata dal signor Levov, che fa cadere la conversazione sui genitori di lei:

-Anche suo padre è così ?
-Così come ?
-Devoto.
-Sì. Sì, certo. Andare in chiesa lo fa sentire un brav’uomo. Uno che sta facendo il suo dovere. Mio padre è molto convenzionale in termini di moralità (…) Secondo lui, la Chiesa è una cosa grande e potente che ti fa fare quello che è giusto. Si preoccupa molto di quello che è giusto e di quello che non è giusto e del castigo per chi si comporta male e dei divieti che riguardano il sesso.
-In questo potrei essere d’accordo.
-Lo immaginavo. Stringi stringi, lei non è poi tanto diverso da mio padre.

Solo mezzo secolo orsono la religione distingueva quello che è giusto da quello che non è giusto e comprendeva un insieme di divieti molto importanti, che riguardano il sesso. Non so nel frattempo sia intervenuta una qualche rivoluzione antropologica. Però non sono più molti i cattolici che chiedono alla loro religione cosa è permesso e cosa è proibito. E sono in pochi anche gli ebrei, come attesta il fenomeno TD (tefillin dates), i ragazzi che escono la prima sera portandosi i tefillin. Probabilmente passeranno la notte assieme a lei (o lui), e vogliono essere pronti per dire tefillah al mattino.
Un paio di sociologi hanno deciso di capirci meglio in questa questione tramite una ricerca ed ecco qua il questionario sulla "Observance of Family Purity amongst Single and Married Jews". Cercano di capire cosa sta succedendo e soprattutto perché. Per aiutarli, partecipando alla ricerca, occorre essere ebrei (di qualsiasi denominazione), maggiorenni e capire l’inglese.

[grazie a Jewschool – che brontola perché non si riconosce in nessuna denominazione]

domenica, gennaio 14, 2007

fervor de Buenos Aires



sabato, gennaio 13, 2007

Jewschool

L'Ebraismo è una tradizione rivoluzionaria. Secondo quelli di Jewschool, passato un certo numero di decenni la tradizione si sclerotizza ed è dovere delle nuove generazioni riappropriarsene, per rimetterla in moto. Con più di 30 autori e 50.000 lettori al mese, Jewschool è un buon modo per tenersi informati su ciò di cui si discute nel mondo ebraico americano, su quel che succede là o in Israele. C'è un forte accento sui temi della giustizia sociale, o Tikkun Olam che -se ne è accorto anche l'Economist- definisce l'identità ebraica in maniera sempre più decisiva. L'editor è Daniel Sieradski, detto "Mobius": secondo quelli del B'nai Brith è a capo di un gruppo di iconoclasti e in tanti diciamo che è cosa buona. Tov.

meno uno

La JTA informa che la Comunità ebraica ortodossa di Vienna ha pronunciato cherem contro Moishe Arye Friedman, il cittadino americano che ha partecipato al noto convegno di Teheran, dove ha dichiarato che è legittimo sollevare dubbi sulla Shoah e si è guadagnato una querela da associazioni di partigiani europei. Già in passato Friedman aveva cercato di appropriarsi degli arredi sacri di una sinagoga, che appartengono invece alla Comunità ebraica ortodossa di Vienna. Pur non essendo mai stato nominato rabbino, Friedman si presenta come rabbino capo della (inesistente) "Comunità ebraica di Vienna". Ai suoi fans, anche italiani, piace questa storiella, che permette di etichettare tutti gli altri ebrei come "Comunità sionista" - ma dove abbiamo già visto questo genere di distinzioni tra ebraismo e sionismo ?
Friedman non appartiene al gruppo dei Neture Karta ma, proprio come loro, infrange lo Shabbat per partecipare alle manifestazioni contro Israele. Lo si è visto omaggiare Arafat a Parigi. Tra le sue frequentazioni si segnalano i camerati italiani del campo antimperialista, che gongolano contenti di aver trovato un "ebreo vero", di quelli che accettano le persecuzioni senza reagire; estremisti di destra austriaci legati ad Joerg Haider, tra cui l'avvocato che ha difeso un sacerdote che diffondeva la leggenda dell'omicidio rituale e un parlamentare che ha espresso dubbi sulla realtà dello sterminio nazista.
Nel frattempo la petizione che chiedeva cherem contro i Neture Karta ha superato il migliaio di adesioni.

giovedì, gennaio 11, 2007

quando i mulini erano bianchi

"Gli arabi anche se di condizione servile, vanno sempre a cavallo mentre gli ebrei, anche se ministri, vanno a piedi come gli schiavi. Gli ebrei non sono autorizzati a cavalcare se non quando viaggiano da una città a un'altra. Possono perciò montare a cavallo quando escono di città e smontano quando vi entrano."

"Il sabato un drappello di guardie arabe del sultano si riversarono in sinagoga come un'orda devastatrice, portandosi via colla forza tutti gli artigiani e tutti i facchini, nel mezzo di un gran tumulto, per impiegarli al servizio del re nei loro mestieri. Altrettanto fecero con le donne, esperte tappezziere e ricamatrici. costringendole a lavorare gratuitamente. Gli aguzzini li incalzavano a furia di bastonate, di sassi o di pugni, afferrandoli per il vestito al petto e trascinandoli senza pietà. Guai a chi avesse pensato di fuggire! Gli ebrei che avevano ancora sulle labbra le benedizioni della Torah ed erano immersi nella preghiera, lasciarono la Torah e i suoi comandamenti e come un gregge condotto al mattatoio, si misero a un duro lavoro sino a notte fonda. Persino mentre fuggivano dall'Egitto gli ebrei non subirono tali sopraffazioni ! Oh Dio come puoi restare indifferente di fronte a un simile trattamento? Queste occorrenze si ripetono in ogni città e in ogni distretto del Marocco."

Samuele Romanelli, ebreo mantovano, visse in Marocco tra 1786 e 1790. I seguaci di quell'uomo di pessime compagnie noto con il nome di Edward Said, possono astenersi dal loro -ismo preferito. Il diario di viaggio di Romanelli, da cui sono tratte queste citazioni (pag 120 e 142), che descrivono piuttosto bene le condizioni degli ebrei nel Marocco del Settecento, non è un documento orientalista - qualunque cosa significhi questa espressione. Romanelli non era un turista e nemmeno un colono.

Sinagoga di Tangeri, primi del Novecento

Fu traduttore, predicatore, maestro e addetto d'affari, sempre ben inserito presso la corte e presso le comunità ebraiche locali. Era, certo, un illuminista, ben in contatto con gli ambienti della Haskalah, l'Illuminismo antenato dei Reform, e nutriva una fede commovente nella dignità umana e nella libertà di pensiero, venata di un senso dell'ironia molto ebraico. Vedi, per esempio, a pagina 104:

"I mussulmani non amano lanciarsi in discussioni di carattere religioso, ne fra di loro ne con lo straniero, per non rischiare di essere sconfitti e umiliali riguardo alle loro credenze. Non incitano nessuno a convenirsi alla loro religione, ma basta che un infedele pronunci queste parole, anche solo per scherzo o per sbaglio Sidi Muhammad rasul Allah, cioe Il signore Mohamed e un profeta di Dio per essere costretto, senza altre alternative, o ad abbracciare l'Islam o a essere buttato sul rogo, in quanto reputano che chiunque pronunci questa formula è come se fosse stato ispirato dal ciclo. È quindi impossibile ritrattarsi. Forse i mussulmani hanno imparato questo modo di fare dai cattolici. Ma mentre i cristiani, che cercano di sedurre i miscredenti con ogni sorta di ricompense, sono facilmente messi a ridicolo, i mussulmani usano la loro potenza per proibire a tutti di pronunciare il nome del loro profeta invano. Entrambi sono comunque d'accordo nel deviare dalla via del senno, poiché una vera religione non ha bisogno ne di sedurre ne di ricorrere alla violenza. Solo l'intelligenza e il cuore devono essere sovrani nella scelta e nel discernimento."

Probabilmente Romanelli era un sionista intenzionato a rovinare la secolare e pacifica convivenza tra ebrei ed arabi. Ecco qua cosa scrive, a pagina 120:

"Di grazia, tu profeta, vai dagli ebrei europei, governati da monarchi giusti, e proclama loro: Abbiate cura della felicità delle città, dove vi feci emigrare, e pregate il Signore in loro favore, perocché la loro felicità produrrà la vostra. Agli ebrei del Marocco però grida: Alzatevi, uscite di questo paese!".

Lo Stato di Israele sarebbe sorto solo un secolo e mezzo dopo, ma il seme del malvagio Occidente era già stato piantato. I mulini bianchi stavano per sporcarsi e trasformarsi in centri commerciali.

Nella foto: Alyah dal Marocco, 1950

"Nella cena pasquale ogni ebreo ha le sue tradizioni, diverse praticamente in ogni famiglia. Le montagne potranno essere spostate e le colline crolleranno prima che un ebreo abbandoni le usanze ancestrali. Ma un giorno verrà in cui scompariranno tutte queste divergenze e si saprà finalmente quali saranno quelle destinate a restare in permanenza" (pag. 139).

Accidenti, un pericoloso fanatico neocon, un inquietante nemico delle tradizioni. C'è pure l'allusione al bombardamento delle montagne dell'Afghanistan. Scommetterei che pure Romanelli evava studiato con l'enigmatico Leo Strauss. Che certo, è vissuto più di un secolo dopo di lui ma, sapete, questa storia della memoria con cui gli ebrei sono così fissati...

parlare chiaro

Come custodire le radici e l'identità del popolo italiano ? Con l'ora di religione cattolica. Parola di Leone Soued, presidente della Comunità Ebraica di Milano, che ha, dice, "impresso una forte svolta nella comunità milanese, in senso diciamo pure tradizionalista". Concordo. Si tratta solo di capire di quale tradizione sta parlando. Testo qui. Da non perdere: "L’idea è che si faccia dell’ora di educazione civica, che quasi non c’è più, un’occasione di conoscenza della provenienza delle diverse razze e delle diverse religioni".

martedì, gennaio 09, 2007

it's Christian money ? So what ?

E certo che gli evangelicals sono cattivi, cattivissimi.
E certo che l'alleanza tra evangelici e governo israeliano è pericolosa, pericolossisima.
Ma qualcuno deve pur spiegarlo al signor Nasar al-Amrani. Come spiega Yediot Aharonot, il 27 dicembre un tempesta ha distrutto il suo accampamento, lasciando senza tetto tutto il numeroso clan (gli al-Amrani sono beduini) - 250 persone, tra cui 110 bambini. E nel Negev a dicembre fa veramente freddo.
Nel giro di pochi giorni r
av Yechiel Eckstein, direttore della International Fellowship of Christian and Jews (sì, proprio loro, la temuta lobby neocon - evangelical - sionista - bushista - antislamica - anticattolica) gli ha procurato la bellezza di 148.000 dollari, attingendo alla generosità dei temutissimi, cattivissimi, sionistissimi, evangelicals americani. Quelli della lobby che vuole radere al suolo l'originaria cultura del Medio Oriente - ma, ripeto, andate a spiegare tutto questo al signor al Amrani. Se troverà il tempo di ascoltarvi, con tutto il casino che quei volontari (non pagati) stanno facendo per ricostruire le case a lui e ai suoi familiari.

lunedì, gennaio 08, 2007

chicken running


ovvero la vendetta dei polli

netivat sofrut


Avielah Barcalay è una soferet. Per la precisione, è la prima donna ad aver completato tutti gli studi per diventare scrittrice di Sefarim (rotoli della Torah), pargamene per le mezuzot, ketubot (contratti matrimoniali). Gli ortodossi non sono mai stati tanto inclini a permettere questo genere di libertà alle donne - i sofer sono sempre stati maschi- ma esistono donne sufficientemente forti da conquistare e difendere questi spazi, anche grazie ad interpretazioni delle normativa in senso liberale. Una di loro, ovviamente, è mia moglie, ma questa è un'altra questione.
Avielah tiene un blog sul proprio percorso spirituale, ed è questo. Attualmente sta lavorando al primo Sefer Torah interamente scritto da donne, commissionatole da una sinagoga progressiva.
Kol hakavod !

domenica, gennaio 07, 2007

Jspot


Jspot è un blog dedicato alla realtà americana. Mobilita e informa i lettori su questioni come i diritti dei lavoratori stranieri e la lotta per il salario minimo. Ha seguito la battaglia dei gay Massorti per accedere alla carriera rabbinica. Jspot ha scelto di non occuparsi di questioni divisive come la politica estera o il Medio Oriente, ma di aggregare i lettori ebrei intorno a progetti di giustizia sociale. Stanno organizzando per febbraio un viaggio di rabbini, hazan e educatori lungo i due lati della frontiera tra Ariziona e Messico, per vedere da vicino cosa succede. E' un progetto del Jewish FundS for Justice: merita di dare un'occhiata anche al loro sito.

ricette

Un ebreo è uno che a una domanda ti risponde con una domanda. E che invece di scrivere commenti sul blog, pubblici, ti scrive in privato. I tempi e le idee ha molti lettori ebrei, una gran parte dei quali delusa da chi ritiene che di Tempo e Idea ce ne debba essere uno solo. Hanno tutta la mia comprensione, come ho già scritto qui. Purtroppo questo blog è solo il diario pubblico del sottoscritto e non il luogo per discutere del futuro dell’Ebraismo progressivo milanese. Per parte mia, non ho ricette nuove, anzi dico sempre le stesse cose.
Voilà col riassunto. L’Ebraismo italiano attraversa secondo me una crisi che può essere risolta solo con il pluralismo, che significa fare incontrare la più antica comunità della Diaspora con le istanze ed i valori del più grande movimento ebraico, l’Ebraismo progressivo, ovvero post-halakhiko. Cioè con congregazioni aperte a tutti coloro che si sentono a disagio con la attuale svolta in senso fondamentalista, che riguarda tutto il mondo ortodosso, Italia inclusa. Comunità inclusive ed egalitare, in cui si possa condurre una vita ebraica E emancipata - proprio come hanno fatto i nostri nonni, che magari non avevano a che fare con il femminismo ebraico ma sentivano l’esigenza di avere tutta la famiglia sotto il talled per Kippur. E ci riuscivano, senza per questo assimilarsi o smettere di essere ebrei. Non avevano a che fare nemmeno con il sionismo, ma sono diventati sionisti; e adesso il sionismo è parte della cultura di tutti gli ebrei italiani.
La mia esperienza mi dice che in Italia c’è lo spazio per far crescere una o più congregazioni Reform, liberali o progressive, anche grazie alla presenza sempre più numerosa di israeliani e di anglosassoni. Difatti attualmente ci sono in Italia due congregazioni progressive, che sono sufficientemente stabili e solide da reperire le risorse per dotarsi di una guida religiosa qualificata. Se ne sono accorti anche i media.
Una terza congregazione, invece, è -a quanto pare- in crisi: non solo non riesce a reclutare nuovi soci -e sarebbe il meno- ma nemmeno riesce a motivare gli (ormai ex) iscritti a rinnovare la quota. Il che non stupisce. Come ho già detto, non è più una congregazione progressiva, ma una versione light dell’ortodossia, dove il riferimento alla halakhà ha sostituito il dibattito democratico. Ma chi vuole l'ortodossia, in Italia sa già dove andare. Non ha bisogno di una nuova sinagoga, tantomeno di un ambiente di questo tipo.
Ai molti che mi chiedono perché non mi ci voglio impegnare rispondo: perché non si vuole indagare sulle ragioni di questa crisi? C’è stata solo una demenziale indagine sul tema “cosa ti aspetti dal nuovo consiglio direttivo” i cui risultati, peraltro, non sono mai stati resi noti.
Mi sembra evidente che per uscire da una crisi si deve trovare un modo per motivare le persone a dare il proprio contributo. Magari si potrebbero creare occasioni per quel dibattito che non può essere condotto interloquendo con l’autore di un blog. Purtroppo questo dibattito avrebbe bisogno di trasparenza. Che è una brutta faccenda per chi vuole una vita ebraica condotta nel segno dell’ortodossia, per chi è impegnato nella gara a chi è più osservante, per chi confonde il rabbino (auto-nominatosi, tra l’altro) con un prete investito da una autorità superiore, che ha sempre e comunque l’ultima parola.
Tanti auguri, comunque, a questa congregazione. Sono certo che nessuno si sottrarrà alle proprie responsabilità, che ci sarà un dibattito, che sarà trasparente e costruttivo, e, quel che più conta, rispettoso del contributo di tutti. Per la nuova sede, proporrei l’acquisto di una fontana, rigorosamente kasher - come vedete nella foto, la si può infatti frequentare solo a capo coperto.

failedmessiah

Failed Messiah è il blog di Shmarya Rosenberg, un ex Chabad che segue molto da vicino le vicende dell'ortodossia, non solo ultra, ed è la fonte più indicata per conoscere da vicino gli aspetti meno simpatici di questo mondo, di cui in Italia si ha solo una conoscenza letteraria. La triste realtà di oggi comprende carne kasher prodotta sfruttando la manodopera clandestina, oppressione delle donne nel nome (che novità) della Tradizione e della Modestia, molestie sessuali nelle yeshivot. Condivido il suo grido di allarme, rivolto a tutti gli ebrei, e inauguro con lui la serie di blog (e siti) ebraici consigliati ai miei pochi lettori.
"Haredim regularly spit on all you stand for. But you do not respond, probably in the mistaken notion that this is a virtue. Let me disabuse you of this notion. Your silence allows others like me to get sucked into a version of Judaism that, I believe, is dangerous both for the individuals sucked in, and for the Jewish community as a whole".
Hazak !

martedì, gennaio 02, 2007

lo stato delle cose

Vorrei tranquillizzare rav Laras: la post-moderna Associazione per l’Ebraismo Progressivo non è (più?) un concorrente temibile per l'Ebraismo ortodosso milanese. Prima di tutto non è una alternativa all’ortodossia. Da quelle parti, infatti, in materia di halakhà ci si sta incamminando verso la rigida osservanza dei precetti; scelte che si vanno ad aggiungere ad una qualità dei rapporti interni, diciamo, piuttosto caratteristica (“non ti rendi conto che hai offesa X facendoti accettare da quel collegio rabbinico e poi bisogna vedere se ti hanno accettato”) e ad una conduzione non propriamente democratica.
Non si capisce perché si dovrebbe frequentare una havurà che si dice progressiva e poi si reca a chiudere Kippur nei templi ortodossi con uomini e donne separate. Infatti non c’è (più) molta gente che frequenta questa Associazione, dove non si è mai voluto condurre una ricerca seria sulle motivazioni per cui la gente si iscrive e/o (magari non) rinnova l’iscrizione. Ma a naso i numeri non sono incoraggianti. Due anni fa frequentavo quei lidi, e c’erano un paio di centinaia di iscritti; attualmente, stando all’articolo di Jesurum, la sinagoga è frequentata da un centinaio di fedeli, di cui non si sa quanti siano gli iscritti. Manca non solo la capacità di attrarre nuovi soci, ma anche la motivazione a rimanere. Dei sette fondatori, solo due frequentano ancora la sinagoga. Dentro la quale si usano ancora i siddurim e machazorim scritti dal sottoscritto e da mia moglie, cui ovviamente dalla predetta Associazione non giungono nemmeno due righe di ringraziamento. A proposito di etica.

ebreografie

Davvero bello il recente articolo di Stefano Jesurum pubblicato sul Corriere della Sera. C’è, più o meno, tutta la serie di problemi che gli ebrei italiani stanno attraversando. Lo svuotamento delle piccole comunità, dove le sinagoghe aprono ormai solo per Kippur; l’interesse di massa per la cultura ebraica in località dove non ci sono più ebrei; la contrapposizione tra Roma e Milano, tra una comunità che si identifica con il suo territorio e un’altra che vorrebbe essere melting pot.
C’è anche la crisi della sinistra ebraica. Bidussa dichiara defunto l'ebraismo italiano, mentre Magiar lo elogia, con un delizioso svarione (progressivi e riformati sono sinonimo, ma in riva al Tevere ancora non lo sanno ...) funzionale all'elogio dell'unità all’insegna dell’unità tra ortodossia religiosa e progressismo politico. Tutto questo mentre persiani, libici e libanesi continuano a sentirsi lontani dalle istituzioni ebraiche italiane (perché troppo “politicizzate”, ovvero di sinistra). I giovani emigrano in America o in Israele - questo significa, cari lettori, che per un ebreo vivere a Milano è difficile; non ci sono più le mezze stagioni, ma l’antisemitismo sì. L’ebraico “piccolo mondo antico” italiano sembra scomparire proprio mentre cresce l’interesse generale per l’Ebraismo.
In realtà i fenomeni che attraversano il microcosmo ebraico italiano riguardano tutta la Diaspora. I Lubavitch infatti si allargano e fanno proseliti un po’ ovunque. I modern-orthodox, cui si rifanno i rabbini italiani, e che fuori d’Italia sono una sorta di posizione (minoritaria) intermedia tra integralisti e liberali, sono in crisi un po’ ovunque. Soprattutto: gli esseri umani (ebrei inclusi) non sono delle carote e il feticismo delle radici è estraneo, per fortuna, all’Ebraismo, succede che anche in Italia immigrino ebrei cresciuti in luoghi dove gli ortodossi (modern- o meno) sono una minoranza: USA, Canada, Inghilterra, Argentina, Brasile… Queste famiglie gente nelle sinagoghe ortodosse si trovano molto male: le donne sono abituate a salire a Sefer e si sentono dire in maniera poco cortese che non saranno contate a minyan, le famiglie non amano che il rabbino faccia domande dettagliate sugli alberi genealogici. Quanto alle manifestazioni di “cultura ebraica” per come sono attualmente organizzate, i ragazzi non gradiscono concerti di musica klezmer in cui il pubblico indossa la kefiah. E così via. L’ebraismo italiano nel futuro sarà anche l’ebraismo di queste generazioni. Rabbini e presidenti di comunità, stando all’articolo di Jesurum, sembrano piuttosto impreparati.