martedì, febbraio 26, 2008

immaginate un fascista - 3

Un forum Usenet ha un nome che è composto almeno da tre parti. it.cultura.ebraica, per esempio, significa che la lingua è l'italiano (it.) i gruppi che iniziano con it. sono, diciamo, amministrati dal GCN), e che l'argomento è la cultura ebraica. Ma c'è anche it.cultura.religione, dove pure può capitare di trovare qualcosa sull'ebraismo. Difficilmente, perlomeno in linea di principio, si dovrebbe trovare argomenti ebraici in it.cultura.cattolica. Più facile, volendo, in it.politica.internazionale -se si parla di Israele, (l'argomento è, o dovrebbe essere - il gruppo non è moderato, la politica internazionale). Ci sono poi it.hobby.umorismo, it.hobby.cucina e così via. Sono possibili anche giochi di parole: it.fan.culo, p. es., non è il fan club di Jennifer Lopez, ma un gruppo in cui si manda a fare in culo chi ti sta antipatico (oh, c'è anche it.discussioni.litigi). Se il fondatore non fosse stato un membro del Gruppo Coordinamento Newsgroup, ben difficilmente, credo, il gruppo sarebbe stato approvato. Ma non si sa mai. Per iscriversi a un gruppo occorre scegliere un modo in cui firmarsi, e la maggior parte preferisce uno pseudonimo, e (di nuovo) la maggior parte dei frequentatori di newsgroups Usenet prima o poi dà un occhio, per così dire, all'appartamento accanto, cioé scrive qualcosa in uno degli altri gruppi.
Si formano quindi (e lo so che il termine non sarà molto originale) comunità virtuali, in cui si è conosciuti più per pseudonimo che per nome, in cui si stringono legami tramite qualche messanger; p. es. andava di moda firmarsi con il proprio codice di ICQ. Comunità di gente he si incontra su Usenet in una specie di bar sempre aperto, in cui lasci il tuo messaggio, e prima o poi qualcuno, di cui riconosci nome (pseudonimo) e magari pure lo stile, ti risponde, poi interviene un altro, poi tu di nuovo e così via. Una caratteristica saliente è che l'argomento che sta nella riga del subject di tutti questi messaggi, di solito dopo un paio di giorni non c'entra più un accidente con l'argomento di cui si è finiti a parlare.
Molto importante: periodicamente, qualcuno organizza dei raduni (cioé delle cene qua e là) in cui chi ha voglia di faesi vedere e di uscire dall'anonimato si fa, appunto, trovare. Usenet inoltre ha un proprio gergo, di cui formirò qualche esempio.
Come si sarà capito, un utente abituale di Usenet è uno che ha un sacco di tempo a disposizione, che consulta Internet più volte al giorno; e sei popolare più sei reattivo, più spesso intervieni, più decisamente leghi il tuo nicknames a un dato gruppo di argomenti e idee, o semplicemente a uno stile. Il mio primo post (messaggio) in it.fan.culo venne accolto da una serie di applausi virtuali, del genere: "benvenuto in queste lande, trita-beghini ufficiale di Usenet" perché in it.cultura.religioni e it.cultura.storia avevo flammato (litigato in maniera accesa) con un sacerdote cattolico in vena di evangelizzazione e/o apologetica.

immaginate un fascista - 2

Il forum di cultura ebraica di cui stiamo parlando è un gruppo di discussione Usenet. Quando non erano ancora diffuse la ADSL e altre connessioni diciamo perenni, io, come molti altri, frequentavamo i gruppi Usenet perché per leggere i messaggi non c'era bisogno di stare sempre collegati in rete e pagare ogni secondo di discussione. Scaricavo i messaggi assieme alla posta elettronica, scrivevo i miei interventi e le mie risposte (con tanto di riga del subject, come nelle E mail) e spedivo alla connessione successiva.
Nella Usenet di lingua italiana esistevano già allora centinaia di forum di discussione, e per crearne uno nuovo c'era, e c'è ancora, una procedura precisa, che grossomodo consiste nel raccogliere un numero di interessati. Molti gruppi erano (e sono) moderati, nel senso che il messaggio, per comparire ed essere scaricato da tutti gli altri utenti, deve essere letto e aprovato da un tale, che si definisce moderatore. La moderazione serve ad evitare lo spam (cioé la pubblicità molesta) che rallenta i tempi e in quell'epoca alleggeriva le tasche. Ma la moderazione ha anche altre comprensibili funzioni, in gruppi di discussione che sono oggetto, diciamo, di attenzioni e provocazioni - e i gruppi di discussioni ebraici in italiano sono uno di questi.
Il moderatore di solito è la persona che ha proposto il gruppo. Se costui si stufa e trova un altro modo di passare il tempo, il moderatore viene individuato da un gruppo di persone, che si definisce Gruppo di Coordinamento Newsgroup e che è stato costituito agli inizi della rete Usenet in italiano, da parte di gente interessata a questa forma di comunicazione.

lunedì, febbraio 25, 2008

immaginate un fascista - 1

Sì, immaginatevi un fascista, uno di quelli veri, mica un liberal-conservatore come il cavalier Tedeschi, un signore che leggeva Il Giornale "quando c'era Lui" (cioé "l'Indro"), stramalediva i sindacati per l'inflazione e i comunisti perché c'erano troppi capelloni in giro e chiedeva sempre lo sconto quando ero ragazzino e io davo una mano ai miei in negozio "perché sa, tra di noi..." (noi 'sto par di palle, cavaliere, pensavo io, il prezzo è uguale per tutti e si chiama democrazia ed uguaglianza, c'ha presente?). Il cavalier Tedeschi non era fascista, e comunque non è il tipo di fascista che vi chiedo di immaginare.
Vi chiedo di invece immaginare uno sui trenta-quaranta anni, figlio (poniamo) di un reduce di Salò per nulla pentito, che è in buoni rapporti con militanti di estrema destra (lui, mica suo padre) e ovviamente anche con negazionisti, quella gente che racconta che Auschwitz è un baraccone messo su dal Mossad per creare Israele sfruttando il senso di colpa dei tedeschi e dei non ebrei in generale. Il fascista di cui stiamo parlando ha anche in casa diversi libri scritti da quella gente, per dire questo genere di porcate. Ecco, vi chiedo di immaginarlo: con tanto di capello corto e occhiali da sole Ray Ban.
Secondo voi è una persona adatta a moderare un forum di discussione di argomento ebraico? Lo so che è una domanda retorica, perché il minimo che si può dire di un personaggio del genere è che di ebraismo non capisce una fava e che solo a un imbecille può venire in mente di dargli la possibilità di decidere di cosa si può parlare in un contesto di argomento ebraico (il moderatore di un forum di discussione ha un solo strumento a disposizione: impedire a un dato messaggio - o, in casi estremi, a un dato utente- di comparire all'interno del forum).
Solo che gli imbecilli esistono, ed esiste anche quel tipo di imbecilli (quelli che permettono a quel tipo di fascista ecc. ecc.). Nei prossimi giorni vi racconto in che senso esistono questo genere di imbecilli.

martedì, febbraio 19, 2008

tagliare, tagliare

E' iniziata la campagna elettorale e i politici italiani fanno l'usuale gara a chi la spara più grossa, che è come dire a chi piscia più lontano. Siccome tra i politici non c'è nessuna faccia nuova rispetto a dieci anni fa, è facile fare battute sulla prostata. Infatti questa campagna elettorale ha già uno spiccato carattere fallico. Fini dice: Votatemi che castrerò i pedofili. Di Pietro dice: Votatemi che taglierò le reti (le palle) a Berlusconi. Tutti che vogliono ridurre le misure di qualcuno, del cattivo e del nemico. Intanto pochi pensano che nei Balcani sta ricominciando un altro casino e che la NATO prevedibilmente interverrà (anche se Israele non vuole riconoscere il Kossovo, ma non dominava la lobby neocon sionista, alla Casa Bianca?). Questo significa che dall'Italia, qualunque sarà il governo, partiranno aerei per sparare missili veri.

domenica, febbraio 17, 2008

אהבה קולומביאנית

Se vi è capitato di chiedervi Ma cosa succede se un rabbino si fa una canna prima di celebrare il matrimonio?
Se avete mai sentito la storia del tizio che chiama una squillo e poi scoprono che erano compagni di scuola (E poi come è andata a finire? Lei gli fa lo sconto?)
Se avete una parente (amica o conoscente) che è stata, diciamo, disinvolta e adesso fa la santarellina e vi è venuto almeno una volta voglia di distruggerle la collezione di santini.
Questo è il film che fa per voi. אהבה קולומביאנית, Amore colombiano. Questo qua. Si trova anche coi sottotitoli in inglese.

ciao Luca

Eravamo d'accordo che ti avrei fatto pubblicità quando avessi trovato qualcosa che valeva la pena di essere pubblicizzato. Questo tuo post, ad esempio, merita davvero. Ora immagino che dovremmo salutarci dicendo Un cordiale shalom, ma mi viene da ridere.

macellai, tasse e politica internazionale

Si fa in fretta a dire, anzi a cantare, E venne lo shochet che uccise il bove. Le cose non sono mai così semplici, quando si ha a che fare con l'arte della macelleria. State a sentire questa storia.
Nell'Ottocento il rabbino capo di questa città era il rabbino sefardita, chiamato Rishon le-Zion e a cui spettavano una serie di compiti - diciamo che, secondo il costume ottomano, governava gli ebrei per conto delle autorità di Istambul e riscuoteva le tasse. Inoltre rappresentava gli ebrei nei confronti delle potenze europee, le quali a metà dell'Ottocento iniziavano ad essere interessate a quel che succedeva da queste parti. Ma nell'Ottocento inizia anche una immigrazione di ashkenaziti - un primo gruppo di litvak, lituani, arrivò nel 1812, si trasferì qui dalla Galilea, all'epoca devastata dalla peste. Un altro terremoto, nel 1837, portò in città famiglie ashkenazite che vivevano a Tiberiade e Safed, città a maggioranza ebraica. Ferrovie e navi a vapore resero poi possibile per molti ebrei russi trasferirsi a Gerusalemme. Che verso il 1870 era ormai a maggioranza ashkenazita, mentre il titolo di Rishon leZion continuava ad essere conferito al Hakham (rabbino capo) sefardita.
Da queste parti d'inverno fa un freddo che non ci credete, e d'estate si crepa di caldo, insomma la vita non è facile, ci si ammala e tu puoi pregare finché vuoi, sempre di curarti hai bisogno. Per non parlare del fatto che hai bisogno di trovare casa ed in questa città i turchi vietavano agli ebrei di costruire nuove abitazioni (meravigliosa, la convivenza con gli ottomani, eh?). Ognuna delle comunità ashkenazite - galiziana, ucraina, rumena e naturalmente russa- aveva così proprie istituzioni assistenziali su base, diciamo così "etnica" e che erano incaricate della tassazione. A capo di ogni istituzione assistenziale ashkenazita (che si chiamano kollel ed esistono ancora) c'erano ovviamente i rabbini delle rispettive comunità. Il Rishon leZion -in maniera pragmatica- lasciava che i rabbini ashkenaziti esercitassero la loro giurisdizione e riscuotessero le tasse con il sistema dei kollel, per poi versarle nella cassa comune.
I fondi provenivano dalle tasse pagate dai singoli capifamiglia ed una delle tasse più importanti era, indovina un po', quella sulla carne. Per ogni capo macellato si doveva versare una tassa apposita alle autorità ottomane e una al Rishon leZion, che curava anche la preparazione dei macellai ebrei - che senza la sua autorizzazione non potevano lavorare. Questo significa che la carne che si consumava a Gerusalemme (perlomeno quella venduta dai macellai) era macellata secondo il sistema sefardita. Gli ashkenaziti hanno però regole più severe, soprattutto per quanto riguarda la rimozione delle vene e dei nervi: se qualcosa va storto, la carne non la puoi consumare. E quindi che fai? La vendi.
Insomma, gli ashkenaziti avevano tanto a schifo i macellai sefarditi e preferivano macellarsi la carne da soli in casa. Che poi però non andava quasi mai bene. Come risultato il mercato della carne di Gerusalemme era il più economico della zona e pure i musulmani venivano da fuori per comprare la carne che gli ashkenaziti si rifiutavano di consumare. Immaginatevi la gioia dei macellai musulmani. La faccenda non poteva più andare avanti per molto, così nel 1866 i rabbini dei kollelim chiesero alle autorità ottomane il permesso di preparare dei loro macellai. Che significava per il Rishon le Zion perdere mica poco, in termini di tasse ed entrate. Il Rishon le-Zion dell'epoca, Haim David Hazan, li prevenne: chiese ed ottenne dal console di Prussia l'assicurazione che la Prussia avrebbe difeso il diritto degli ebrei a scegliersi i loro macellai, senza interferenza da parte dei turchi - senonché gli ashkenaziti proprio questo chiedevano, che i turchi si intromettessero per tutelarli. Ma gli ashkenazi mica stanno a guardare: eccoli scrivere una lettera, in italiano, ad un torinese cristiano che viveva Gerusalemme e a cui davano l'incarico, come si dice oggi, di difenderli e a rappresentarli in tutte le sedi competenti. A questo punto non è più una intromissione dei turchi, e si profila all'orizzonte uno scontro tra Prussia e Stati sabaudi.
Ai primi di marzo, nel consolato di Prussia a Gerusalemme si incontrano, per decidere della questione, Haim David Hazzan, i rabbini-capi di cinque kollelim, il console inglese -che non voleva perdere l'occasione per ficcare il naso in faccende che potevano permettere alla sua madrepatria di intervenire a difesa di qualcuno, ma soprattutto ad intervenire- e il console austriaco -che idem. Volano urla, insulti, si spaccano panche e sedie. Non credo si sia servito carne, al limite avran bevuto un té.
Tutto inutile. Ma il console prussiano, Georg Rosen, mica si demoralizza: scrive al pashà che ci sono questi ebrei, che ci sono questi macellai, che ci sono questi rabbini e che c'è il Rishon leZion da convicere. Evidentemente aveva cambiato idea nel corso del meeting precedente, era passato dalla parte degli ashkenaziti; o forse gli piaceva il ruolo di pacificatore - qualche passaporto prussiano i kollelim potevano comunque vantarlo. Il pasha risponde che sì, a lui interessa capirci di più (oh, quindi gli ashkenazi riescono ad avere i loro macellai, penserete voi) ma ha sentito dire da fonti autorevoli che gli ashkenaziti non sono ebrei (azz, fonti autorevoli: mica fesso il Rishon leZion!) e se è vero che in città si vende carne macellata da infedeli che appartengono a una setta che non è di quelli del popolo del Libro, la questione rischia di essere complicata. Perché non è che voi state già vendendo di quella carne, eh?
Ora provate a immaginarvi i tre consoli europei, finiti per qualche strana ragione in questo buco di c... di posto, dove il telegrafo c'è ma non funziona, che non vedono l'ora di essere trasferiti dove c'è un po' più di vita e le mogli non sbuffano che qua c'è solo da pregare. E tocca a loro dare lezioni di storia ebraica al pashà. E in fretta, perché anche lui, con somma soddisfazione della moglie, sta per trasferirsi altrove. Rosen era una strana specie di erudito, pare coltivasse l'idea di convertire gli ebrei al cristianesimo, insomma lui qualcosa sapeva. Il console britannico si diede ammalato. Quello austriaco faceva rispondere a tutti che era in attesa di istruzioni da Vienna.
E quando arrivò da Istambul il nuovo pashà, aveva con sé una bella lettera firmata dal sultano, che assicurava al Rishon le-Zion ogni autorità in materia di culto, carne compresa. E se non vi va, rivolgetevi al Ministero degli Affari Esteri dell'Impero turco. Voi non siete miei sudditi e va a sapé se siete ebrei.
Soltanto cinque anni dopo gli ashkenaziti otterrano il permesso di macellare la carne secondo le loro usanze. Pare si sia mossa anche la diplomazia di lingua tedesca che stava a Beirut. Il Rishon leZion dell'epoca, che per ironia si chiamava Abraham Eshkenasi, ci poté fare nulla. Di lì a poco, nel 1868, venne creato un rabbinato centrale ashkenazita, riconosciuto dalle potenze europee ma non da Istambul, e occupato da Samuel Salant, fino alla sua morte, nel 1909.

Queste ed altre storie in Arnold Blumberg, Zion before Zionism, 1838-1880, Syracuse Univ. Press, 1985.

mercoledì, febbraio 13, 2008

לו יהי

Stasera, come tanti, vorrei essere sicuro che queste immagini sono soprattutto roba del passato.

lunedì, febbraio 11, 2008

cinismi

- Sai cosa dice Vonnegut sui fondamentalisti? Che sarebbe una buona idea chiuderli in uno spazio recintato e fare in modo che si ammazzino tra di loro.
- Buona idea, ma il problema è che quel posto esiste già, si chiama Pianeta Terra.
- Forse dovremmo andarcene noi, quelli della religione liberal. Secondo me i fondamentalisti nemmeno se ne accorgono e continuano ad ammazzarsi.
- Già. Ci trasferiamo sulla Luna.
- E nessuno si accorgerà della differenza.
- Forse noi sì. E faremmo anche un grande mobilitazione, se fossimo costretti a trasferirci sulla Luna? Dico, là la connessione a internet non c'è.

frasi

Mi resteranno scolpite nella memoria delle frasi. Di alcune vorrei avere il copyright, come questa: I am an equal opportunity person. I am just not an equal opportunity lover. Ci farei Tshirt, adesivi, spillette e farei - anche un sacco di soldi. Oppure quella, che ovviamente è antisionista e alza la mano e chiede: Scusate, io non ho capito, ma perché gli ebrei dal Marocco sono emigrati in Israele? (bimba, qualcuno ti ha spiegato che esistono ebrei anche fuori da Manhattan? Ti è mai venuto il lontano sospetto che possono non passarsela bene?). Oppure: "No, il sionismo non funziona. In Israele non c'è una classe operaia ebrea. Siamo troppo intelligenti".
Problema: perché qui, tra ebrei, riusciamo a dire che siamo tanto intelligenti e capaci di fare soldi e non ci sembra per niente un male, mentre là, nella bloggosfera che riflette l'Italia, qualsiasi aggettivo attaccato alla parola ebrei ci mette in allarme? E' un periodo che tengo le dita legate, per non precipitarmi sulla tastiera e andare a flammare (ovvero, nel gergo dei blogger, a rompere i coglioni) a tutti quelli che intervengono per minimizzare l'infame lista di professori ebrei - gli argomenti impiegati variano da: Ma quanto rompete i coglioni a C'è un complotto per nascondere le porcherie dei sionisti. Mi ci tufferei in queste polemiche, voglio dire, perché conosco i miei polli e farli infuriare e gettare la maschera ci si mette davvero poco. Ma ha un prezzo. Il prezzo di non potersi trovare con altri amici, ebrei, e fare discussioni più divertenti, che inizino con Rashi e terminino con le previsioni del tempo di Gerusalemme. Qualcosa, insomma, di ebraico e di non difensivo di cui in Italia si è persa la memoria.

secondo il rito ashkenazita la donna può guidare il Kol Nidré...

Una guida halakhika ai minyan egalitari. Per gli amanti del genere. Scaricabile qui.

domenica, febbraio 10, 2008

potere della parola

Sono stato a Hebron tanto, tanto tempo fa. Non so cosa succeda adesso. Quel che mi raccontano è più o meno quel che riporta la stampa, tipo qui e mi viene da crederci.
Io non vivrei a Hebron. Ci sta qualche fanatico, gente che non registra più nemmeno i figli all'anagrafe: mi piacerebbe poter dire che è una scheggia impazzita, sono certo che si dà a loro troppo risalto e che finiscono per diventare simbolo di una realtà molto più complessa. Il grave è che a loro questo ruolo piace un sacco. A Hebron piombano regolarmente gruppi di "pacifisti" in cerca di scazzottature e notorietà. E trovano quel che cercano.
Detto questo, vorrei ricordare ai lettori italiani che i palestinesi non sono quel blocco monolitico che ci immaginiano, che è una società divisa per clan più che per ideologie. Così, un po' di tempo fa, uno sceicco ha proibito a un gruppo di "pacifisti" di distruggere una sinagoga edificata sui suoi terreni. Forse voleva fare dispetto a un altro clan. Forse temeva che avrebbe innescato una serie di rivalse da parte dei coloni, una volta che i "pacifisti" fossero tornati in città. Adesso lo sceicco, con un paio di altri sceicchi (rappresentativi più o meno dei clan principali) si sono incontrati con i locali leader dei coloni. Sembra che la atmosfera sia stata cordiale e che abbiano provato a immaginare una tregua, o forse una convivenza. Curioso che per mettersi d'accordo non abbiano avuto bisogno di un mediatore. Ho una mia spiegazione: si tratta di persone molto intelligenti, a Hebron gli stupidi non sopravvivono.
Peccato che sia anche successo questo, a testimonianza che le violenze non vengono da una parte sola. La fonte è Yediot Aharonot, che non è un quotidiano molto tenero con i fanatici che stanno a Hebron - meno di due anni fa mise infatti on line un video in cui si vedevano chiaramente le angherie di una donna "colona" contro una famiglia araba, scoppiò un casino e anche un caso giudiziario.
E' anche successo, nelle stesse ore, che stavo al telefono con un amico e parlavamo dell'era messianica, e lui diceva che si immaginava un mondo più o meno come quello in cui viviamo ora, ma in cui i conflitti si risolvono con le parole e non con le armi. In questa città siamo convinti che le preghiere arrivano direttamente al cielo se, diciamo, passano per di qua.
Forse quella di oggi era una preghiera che è stata ascoltata e non solo una discussione. Ma, dopo tutto, che differenza c'è tra pregare e discutere?

you never know

"Si dice che nella nostra vita noi ri-incontriamo tutte le persone che abbiamo incontrato nelle nostre vite precedenti. E' ... meraviglioso. Quando cammino per le strade, vedo così tante persone che io devo ancora incontrare. E penso: please, do not let them pass by."



Qualche sera fa ho visto questo film.

sabato, febbraio 09, 2008

questa strana faccenda

Ci sono profughi di serie A e profughi di serie B.
Ci sono profughi di cui si prende carico una specifica organizzazione, che è interna all'ONU ma gode di uno straordinario margine di autonomia e che ridefinisce in continuazione le caratteristiche dei profughi oggetto del suo intervento - includendovi anche quei profughi che sono diventati cittadini di altri Stati. Questa organizzazione è straordinariamente inefficiente rispetto alla organizzazione ONU che si occupa di tutti gli altri profughi. Sceglie collaboratori e dipendenti in base a criteri del tutto peculiari.
Indovinate un po' di chi stiamo parlando. Risposta qui.

dichiarazione di voto

E vennero i rifiuti.
E venne Lady Mastella, che chissà cosa aveva combinato con i rifiuti.
E vennero i giudici, che indagarono Lady Mastella, che chissà cosa aveva combinato con i rifiuti.
E venne Mister Mastella, che si dimise per via dei giudici, che indagarono Lady Mastella, che chissà cosa aveva combinato con i rifiuti.
E venne la crisi di governo, perché Mastella si dimise per via dei giudici, che indagarono Lady Mastella, che chissà cosa aveva combinato con i rifiuti.
E ora ci sono le elezioni, perché non c'è più il governo, perché Mastella si dimise per via dei giudici, che indagarono Lady Mastella, che chissà cosa aveva combinato con i rifiuti.
Adesso io voglio fare come tutti i rispettabili opinionisti dei rispettati quotidiani anglosassoni. Dovrei dichiarare cosa voterò, io italiano all'estero che mi recherò in un seggio elettorale dove la scorsa volta ci sono stati due voti per la fiamma tricolore e tutta Italia è lì che si chiede perché. Io no - con tutti i non ebrei che ci sono in Israele, un paio di nazi non mi sembrano una percentuale preoccupante.
Dovrei dichiarare cosa voterò, ma ancora non lo so. Attualmente sono indeciso tra Partito Democratico, Socialisti italiani e Cosa Rossa. Di votare destra non se ne parla nemmeno, e non perché siano alleati con la fiamma tricolore (sì, vabbé, anche per quello) ma perché le loro idee su politica ed economia non vanno d'accordo con le mie e nemmeno con il futuro dei miei coetanei laureati e disoccupati.
E Israele? Diranno subito i miei venti lettori.
Da Israele vi rispondo così, certo di deludere alcuni di voi. Tanto se ancora adesso mi leggete ci avete fatto l'abitudine, alle delusioni.
Prima di tutto (e tanto per cominciare da molto lontano) 'sta storia del boicottaggio della Fiera del Libro di Torino qui non la trovi nemmeno menzionata nelle pagine dei giornali. In Italia invece ci fanno un caso, sul quale Angelo Pezzana ci informa tutti i giorni sugli sviluppi mentre dentro Il manifesto ferve il dibattito. Perché nelle pagine esteri del quotidiano comunista Israele è ancora il babau a.k.a. demonio cattivo ovverosia entità sionista malauguratamente riconosciuta dall'ONU. E cattivi sono anche gli ebrei perché non criticano Israele abbastanza e gli permettono di parlare a nome dei sopravvissuti. Beninteso, le pagine esteri del quotidiano comunista dicono una marea di cazzate: che Israele parli sempre a nome dei sopravvissuti è un po' una fissazione della sinistra, io è dai tempi di Begin che non sento più sventolare questo argomento nell'arena pubblica. Però ferve il dibattito tra gli esteri e la cultura. Nelle pagine culturali de Il manifesto, ovvero tra gente che di lavoro bazzica nel sistema editoriale, si preferisce evitare il boicottaggio, certi che innescherebbe una reazione a catena che finirebbe per ridurre le già magre entrate di traduttori, correttori di bozze (pre.co. nel senso che sono precari e miei coetanei) e/o le retribuzioni di direttori di collane, editor e quant'altro - loro no che non sono precari.
Insomma, per farla breve: sul boicottaggio (o, perlomeno, sul guizzo di decenza che sembra aver preso il compagno Valentino Parlato, che al boicottaggio si oppone), io la penso come sulla nuova preghiera per la conversione di noi ebrei. Mi pare poca roba, il problema è da un'altra parte. Per quanto riguarda la vision del mondo juderein, il problema è nella scarsa conoscenza della cultura ebraica da parte dei cattolici - hanno avuto l'Inquisizione e l'Indice dei Libri Proibiti, e certe abitudini si fa fatica a scrollarsele di dosso. Così il vuoto di conoscenza viene riempito dal pregiudizio (gli ebrei sono quelli che NON hanno il Nuovo Testamento). Lo stesso vale per il rapporto tra sinistra ed ebrei - o, se preferite, a proposito della mancata comprensione del sionismo come movimento di liberazione. C'è un enorme vuoto di conoscenza (i sionisti sono quegli ebrei che NON hanno più fedeltà all'ideale del sol dell'Avvenire) che viene riempito da pregiudizi e pre-comprensioni: Israele è una teocrazia, pratica l'apartheid e vuole annettersi tutto il mondo arabo, perché gli ebrei hanno questa concezione razzista che sono il popolo eletto.
Ora, il pregiudizio verso noi ebrei, come pure quello verso le donne o quello verso gli omosessuali (che avrebbero un di meno di virilità) sono ben radicati nella cultura cattolica e mediterranea. Sono più inconsci che consapevoli e mi sembra illusorio lavorarci sopra con gli strumenti della politica - anche perché non è che la scelta tra Valter Veltroni e Silvio Berlusconi sia una scelta tra un mondo meno antisemita, meno misogino e meno omofobico e la barbarie assoluta del nazismo. E' una scelta tra due modi diversi di fare funzionare la stessa cosa sconquassata che si chiama Italia, quell'economia da potenza industriale con il suo familismo amorale e quella mancanza di separazione tra pubblico e privato che tutti lamentiamo ma nelle cui nicchie poi finiamo per trovar posto (a meno che il posto non sia occupato dalla monnezza altrui, allora sì che si protesta). Io mi trovo in maggiore sintonia con uno dei due. Che Berlusconi sia un amico di Israele a me, francamente, sembra ininfluente. Se i Paesi arabi gli offrissero maggiore libertà economica per le sue imprese, diventerebbe un sostenitore del burka e inizierebbe una martellante campagna mediatica contro i giudici sionisti. Attualmente qui si vocifera che pure lui (o aziende legate a lui) stia usufruendo del boom edilizio di Gerusalemme -e qualche cantiere made in Italy mi è anche capitato di vederlo. Per questo, diciamo, sospetto - che mi viene dall'aver abitato in quella brutta città che è Milano io rimango distante dalla destra italiana: le commistioni con i fascisti mi sembrano poca roba, ma quelle con Comunione e Liberazione mi sembrano molte di più. E più pericolose: CL ha la grave repsonsabilità di aver re-introdotto in Italia, negli anni Ottanta e quando nel Lazio c'era un certo Sbardella, il termine "lobby ebraica". Gli editoriale de Il sabato su Israele governato da una teocrazia vendicativa me li ricordo molto bene. Come mi ricordo i tazebao nel periodo di Tangentopoli: era in corso un attacco da parte delle solite elite radicalchic azioniste contro i partiti di massa. Perché, pensavate che Berlusconi avesse inventato qualcosa, nel suo furore populista? Esce dritto dritto dalla pancia della Balena bianca, di cui qualche rottame rischiamo tutti di trovarci sulla scheda elettorale. Anche nel Partito Democratico, che sta sempre più attento a non ferire i sentimenti dei cattolici. Il che è una fesseria gigantesca, perché il 90% dei cattolici che conosco supporta Israele, usa gli anticoncezionali, ha difeso la 194 nel segreto dell'urna e trova del tutto ragionevole che due persone dello stesso sesso finiscano per sposarsi.
E' vero, a sinistra potrei trovarmi costretto a scegliere tra un democristiano, un craxiano e un antisionista alla kelebek - no che non lo linko, googolate voi, l'ultimo suo post è un capolavoro di arrampicata libera, riesce a far passare per perseguitati gli antisemiti autori della lista di proscrizione. In questo deprecabile caso potrei prendere in considerazione l'ipotesi di entrare in cabina pensando a Mastella. Cioé ai rifiuti. E di votare pensando di spedirlo a calci in mezzo a quei rifiuti. Dove meriterebbe di stare.

venerdì, febbraio 08, 2008

congetture

Congetture su come si colora una strada

Se non ho capito male, un mio connazionale ha appena risolto un problema importante. Voi che nmon siete umanisti e che di matematica ci masticate (io avevo problemi con le equazioni, per dire) aiutate a capirci qualcosa? Grazie.

Altro genere di congetture
Qui, invece, cercando di tenere basso il tono, vi parlo di qualcosa che vi aiuta a congetturare sull'Università italiana e il suo futuro. In caso vi interessi sapere perché ho fatto alya. Ho deciso di prendere la cittadinanza di Israele perché, come dice la voce di Wikipedia, mi appassionano i problemi per risolvere i quali occorre chiedere consiglio agli amici, e qui -a quanto pare- ci sono degli esperti. Perché, cosa altro avevate pensato?

mercoledì, febbraio 06, 2008

nuove preghiere

Io credo che ognuno abbia il diritto di pregare per quel che più gli piace. Apprezzo certamente che per la liturgia cattolica noi ebrei non siamo più perfidi. La decisione di Benedetto XVI mi pare persino politicamente accorta: volete la Messa in latino? D'accordo, ma il testo lo decido io e dovete chiedere il permesso (banale, ma efficace, misura di centralizzazione).
Detto questo, non mi pare il caso di festeggiare. Il vero problema nelle relazioni con i cattolici è che secondo molti, troppi cattolici, noi ebrei siamo il popolo dell'Antico Testamento. Vale a dire inspiegabilmente affezionati a alcune barbare ed arcaiche leggi che la legge dell'amore ha poi cancellato. Non si tratta solo di ignoranza - in questa rappresentazione, il vuoto del Nuovo Testamento viene riempito dalle qualità carnali degli ebrei, dalla loro avidità, sete di potere, brama di rivalsa. Saremmo cioé cattivi e materiali, manchiamo di spiritualità perché non abbiamo imparato la lezione - che sarebbe Ama il prossimo tuo come te stesso, che poi è qualcosa che abbiamo soprattutto noi (nel Levitico 19:18). Credo che il migliore impegno contro l'antisemitismo debba passare attraverso lo studio e la conoscenza dei testi ebraici (Mishna e Talmud, innanzitutto): che vengono insegnati nei seminari, ma probabilmente non basta.

domenica, febbraio 03, 2008

dove vai se la vision tu ce l'hai

Ci vorrebbe Uriel, per descrivere i disastri che combina il popolo del Powerpoint, con i suoi diagrammi, flussi, modelli assortiti ed aria fritta. E' mesi che sono lontano dalla vita sinagogale, dalle riunioni, commissioni, assemblee, organizzazione di lezioni e di funzioni. Oggi, assieme ad altri studenti è sbucata la parola vision e ci ha fatto un po' tutti ridacchiare -si vede che non sono l'unico ad aver avuto l'impatto con il popolo del Powerpoint. E' che, ha detto una mia compagna - la vision tu la costruisci insieme ad altri. Emerge nel momento in cui affronti questioni concrete: se servire cibo kasher (e quale) il venerdì sera, come organizzare il sabato pomeriggio, cosa dire a chi vuole celebrare un matrimonio interconfessionale.
D'altra parte vision è una parola preferita da chi vive nelle astrazioni. Da chi sta dentro il mondo dei consulenti aziendali (me ne sono trovato accanto qualche esemplare, in Italia, con la velleità di applicare i suoi schemi anche alle sinagoghe). E' una specie di situazione ideale che aspiri a creare. Io, insomma, una vision non ce la ho. E non sono nemmeno il solo, ho scoperto oggi. Ho dei valori. Giustizia, libertà, uguaglianza. Sono convinto che la professione del rabbino sia, se non applicare questi valori, almeno diminuire l'impatto delle forze contrarie. Ma nelle situazioni concrete, non facendo rientrare la realtà in un modello. O in un grafico versione Powerpoint.

sabato, febbraio 02, 2008

dance me to the end of love